Casa Vladimiro: il racconto di Jennifer

A Casa Vladimiro le parole accoglienza e futuro sono i principi che ispirano le giornate della struttura. I sette posti letto previsti dal progetto, in parte finanziato dall’iniziativa “Una mano per la casa” (fondi di Cassa Ammende ed UIEPE e contributo dell’8xmille Chiesa Cattolica)  ed altri enti, sono a disposizione delle persone che sono che presentano patologie o provengono da contesti di profondo disagio. Casa Vladimiro è altresì aperta a tutti coloro che si trovano al termine del loro percorso di detenzione.

“L’obiettivo è quello di accogliere il bisogno ed accompagnare queste persone in un percorso di autonomia attraverso azioni di inclusione ed opportunità formative”.

Così descrive il progetto il responsabile dell’area giustizia, settore in cui l’attività è collocata, Francesco Vedele.

Un piano che vuole dare risposta non solo nella fase emergenziale, intervenendo attraverso la prima accoglienza, ma che ha il proposito di attivare iniziative di sostegno educativo finalizzate a costruire per le persone un percorso di inclusione e indipendenza.

Per questo sono attivi, attraverso il servizio di orientamento al lavoro della Fondazione Caritas, corsi di formazione e di inserimento in tirocini. Per permettere di acquisire nuove competenze e capacità da spendersi nel mercato del lavoro ma soprattutto per alimentare nuova fiducia in se stessi.

“Grazie al corso di cucina ho riacquistato tanta speranza nel futuro. Vedo che anche io sono in grado di fare qualcosa e sono capace, come gli altri, senza distinzioni”.

Jennifer 27 anni e una vita così densa che la sua età non basta a trattenerla tutta, è un’ospite di casa Vladimiro e finalmente si sente a casa.

“Ho conosciuto – prosegue Jennifer raccontando del corso di cucina che sta frequentando –  tante nuove persone che come me hanno avuto problemi nella loro vita. Insieme al corso di cucina impariamo nuove cose. L’insegnante è paziente e sempre molto gentile con noi. Per la prima volta ho sentito di potercela fare. Mi sento a casa”.

Perché per tanto tempo la sua casa è stata la strada. Una panchina, un parco, posti a lungo andare sono diventati quasi una casa ma che naturalmente casa non lo erano.

“Non riuscivo a trovare la mia strada e non riuscivo neanche a chiedere un aiuto” così descrive Jennifer il suo stato d’animo ogni volta che si trovava a dover far fronte alle sue fragilità. Jennifer che ora guarda con maggiore speranza al domani proprio perché ha visto che un’altra casa era possibile trovarla: Casa Vladimiro.

“Chiedere e accettare un aiuto non semplice per tutti, soprattutto per chi ne ha più bisogno – spiega il responsabile Francesco Vedele – Essere aiutati e sostenuti richiede infatti un impegno profondo da mettere in campo. Accettare di essere fragile, vuol dire infatti prima di tutto fare i conti con la propria sofferenza. Guardarla e dedicarsi ad un percorso per superarla dandosi un’altra opportunità di vita. Per questo motivo è fondamentale intervenire, attraverso i centri semi e interamente residenziali, costruendo percorsi di autonomia e di inclusione nel territorio. E’ essenziale che i centri, come Casa Vladimiro, siano attenti all’ascolto del bisogno, all’assenza di giudizio e all’accompagnamento verso l’autonomia”.

“Qui ho ritrovato la fiducia verso me stessa e verso gli altri. So che il mio percorso e il mio futuro dipendono da me e dal mio impegno. Per questo sono entusiasta del corso che sto seguendo e non vedo l’ora di mettermi alla prova ai fornelli”.

Tante ospiti come Jennifer, affrontano e stanno affrontando il loro percorso verso l’autonomia per trovare ognuna di loro la propria “casa”.