Uniti per accogliere chi scappa dalla guerra

La storia di Nataliya

“La guerra è pazzia, le armi non portano mai la pace” queste le parole del Pontefice in merito alla guerra che sta devastando l’Ucraina. Gli sfollati sono sempre di più, donne, anziani, bambini che fuggono dalla tragedia. Persone che fino ad un momento prima vivevano serenamente la loro quotidianità.

Molti di loro sono stati accolti all’interno delle strutture della Fondazione Caritas. Sono circa 120 ad oggi, prevalentemente le donne e i bambini, che vivono nelle realtà della Diocesi. Di solito, sono riusciti a raggiungere l’Italia tramite amici o parenti. Nel loro Paese erano parrucchiere, insegnanti di ballo, radiologi o sarte. Persone che nella loro vita non hanno mai sperimentato un’esperienza di accoglienza o di assistenza e che quindi, oltre al trauma della guerra, vivono una condizione del tutto nuova e che mai avrebbero pensato di dover sperimentare.

Come Nataliya, mamma di Olena una ragazzina di 13 anni, che quando è scoppiata la guerra aveva appena trovato un nuovo lavoro.

“Qui in Italia non conoscevo nessuno, avevo solo il contatto di una signora, una dottoressa di Bologna. Le ho scritto chiedendole aiuto, lei ci ha dato ospitalità per una notte e poi ci ha indirizzato verso un’organizzazione di volontariato.

In quel momento ero disperata, ero sola con mia figlia, non sapevo dove andare, cosa fare, dove avremmo dormito. Ero stressata, avevamo fame e avevamo bisogno di fare una doccia. È stato in quel momento che ho pensato “Adesso è finita, è l’inferno”.

Poi quando siamo stati accolti dai volontari ho iniziato a pensare che forse l’inferno era finito.

Quando ci hanno incontrate, non solo ci hanno chiesto se volessimo mangiare ma anche cosa ci sarebbe piaciuto di più. Questa gentilezza e questa attenzione mi hanno molto colpita. In quel momento mi sentivo più tranquilla ma ancora io e mia figlia non sapevamo cosa fare o dove avremmo dormito. Ero stressata e nervosa tant’è che Olena mi ha detto che stavo rispondendo male ai volontari ed io non me ne ero accorta! Loro invece sono sempre stati gentilissimi nonostante io fossi molto nervosa.

Poi finalmente siamo arrivati qui nel centro di via di Ripoli. Abbiamo trovato una casa pulita ed accogliente, munita di tutto il necessario ma soprattutto abbiamo trovato delle persone che, fin dal primo momento, hanno rispettato la nostra dignità e questa è la cosa più bella che abbiamo ricevuto.

Anche per quanto riguarda l’aspetto burocratico abbiamo trovato un grande aiuto perché per noi era veramente difficile capire come dovevamo muoverci. Sono molto contenta soprattutto per la scuola. Adesso tutti i bambini e i ragazzi del centro vanno a scuola, Olena è molto contenta e qualche giorno fa mi ha detto che gli piaceva anche l’odore dei libri! Imparano alla svelta i più piccoli, adesso stanno studiando l’italiano leggendo i fumetti”.

Nataliya e sua figlia Olena, sono una delle tante mamme con bambini accolte ed è una delle tante storie che si incontrano nelle strutture dedicate all’accoglienza di coloro che stanno scappando dalla guerra. L’impegno di realtà come la Fondazione Caritas insieme alle istituzioni del territorio e alle altre organizzazioni del terzo settore, è quello di permettere e garantire a chi arriva i migliori servizi di accoglienza possibili. Essere capaci di rispondere ai bisogni delle persone è l’obiettivo che ogni giorno la Fondazione grazie ai preziosi volontari e agli operatori si propone di realizzare.