Centri di Accoglienza Straordinaria

Il progetto dei Centri d’Accoglienza Straordinaria (CAS) nasce a seguito della necessità di accogliere un ingente numero di persone che sono arrivate sul territorio italiano tra il 2014 e il 2015. I CAS sono sotto la diretta responsabilità delle Prefetture, le quali affidano il servizio di accoglienza a degli Enti Gestori.

Inizialmente il Progetto si proponeva di rispondere all’emergenza degli arrivi: garantire una prima accoglienza. Col passare degli anni, dall’emergenza si è passati a una fase di stabilità ed oggi il Progetto si propone di supportare il percorso di integrazione sociale dei richiedenti asilo, attraverso l’apprendimento della lingua italiana, la conoscenza del territorio, l’attivazione di percorsi formativi e di inserimento lavorativo. L’obiettivo è quello di accompagnare la persona nella lunga procedura di richiesta asilo e nella promozione di percorsi individuali per il raggiungimento dell’autonomia.

Il Progetto CAS si conclude nel momento in cui al richiedente asilo viene riconosciuto lo status di protezione internazionale. A seguito di questo riconoscimento egli può accedere alle misure di seconda accoglienza: il SIPROIMI.

Tale progetto tiene ovviamente conto della situazione personale di ciascuno (figli conviventi, composizione del nucleo familiare, risorse, capacità e/o difficoltà personali, necessità, aspettative, ecc.) e delle risorse che si riescono ad attivare su più livelli nel territorio.

Il servizio risponde a bisogni di prima accoglienza, quali vitto e alloggio. A seguito di una permanenza sistematica delle persone nei centri CAS, il Progetto si è sviluppato per rispondere ai bisogni di integrazione sociale e lavorativa dei richiedenti asilo. Essi vengono accompagnati nel corso di tutto l’iter di richiesta asilo e nella ricerca di una autonomia personale, che passa per la conoscenza della lingua italiana, del territorio, percorsi formativi e di inserimento lavorativo. I richiedenti asilo sono i destinatari di questo progetto. Essi sono giunti nel nostro territorio per “chiedere asilo”, dopo aver lasciato il proprio Paese per motivi di varia natura, in modo particolare per scappare da guerre, persecuzioni, situazioni di grave disagio sociale, di emarginazione sociale, di violenze.

Attività

Lo stato di emergenza umanitaria nel territorio nazionale in relazione all’eccezionale afflusso di cittadini appartenenti a diversi paesi dell’Africa Sub sahariana e del continente asiatico, fuggiti o espulsi dalla Libia a causa del conflitto, richiede l’individuazione di strutture “nuove” per poter rispondere alla necessità di accoglienza di questi profughi arrivati a Firenze. Il progetto – realizzato previ accordi con la Prefettura di Firenze – si propone di supportare il percorso di integrazione sociale, lavorativo e abitativo dei richiedenti asilo e di sostenere percorsi individuali per il raggiungimento dell’autonomia. Si tiene ovviamente conto della situazione personale di ciascuno (figli conviventi, composizione del nucleo familiare, risorse, capacità e/o difficoltà personali, necessità aspettative, ecc.) e delle risorse che si riescono ad attivare a vari livelli sul territorio. Il Progetto ha avuto inizio con l’apertura di grandi centri di accoglienza, per poi svilupparsi, sul territorio toscano e fiorentino, in una nuova modalità, quella dell’accoglienza diffusa. Infatti la possibilità di aprire centri più piccoli, quali appartamenti in semi-autonomia, si è rivelata una efficace linea d’azione per il miglioramento delle condizioni di accoglienza, per favorire il benessere della persona, per promuoverne l’autonomia e soprattutto per incrementare le possibilità di creare una rete di legami all’interno delle comunità locali e dei territori.

Le strutture

  • CAS Quintole, Fiesole
  • CAS Risorgimento, Sesto Fiorentino
  • CAS Accoglienza diffusa Profughi Ucraini, Città Metropolitana di Firenze

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